domenica 30 marzo 2008

The National Cherry Blossom Festival


Nel 1912 la città di Washington ricevette dal sindaco di Tokyo 3000 ciliegi, a simboleggiare l'amicizia fra i due popoli e i buoni rapporti fra Stati Uniti e Giappone. Qualche decina d'anni dopo gli Stati Uniti avrebbero ricambiato l'omaggio con due rari (e un po' meno amichevoli) funghi: ma questa è un'altra storia...
Lo scambio continuò nel 1915, quando il governo degli Stati Uniti donò al popolo giapponese il dogwood tree (che in italiano dovrebbe essere il corniolo). Nel 1981, a seguito di un alluvione la città di Yoshino perse i suoi ciliegi e Washington ricambiò mandando le talee dei ciliegi che nel frattempo crescevano rigogliosi sulle rive del Potomac. Da ultimo, nel 1999 furono piantati dei nuovi alberi sulle rive del Tidal Basin, provenienti dalla provincia giapponese di Gifu.

Ogni anno a Washington si celebra la fioritura dei ciliegi con il "Cherry Blossom Festival". Danze, concerti, fuochi d'artificio si susseguono per ben due settimane. fra la fine di marzo e i primi di aprile. L'edizione 2008 ha avuto inizio ieri.
Ne approfitto per fare una passeggiata nel famoso parco di Washington, il National Mall.
Armato di macchina fotografica, mi dirigo prima verso il National Building Museum, dove si tiene la cerimonia d'apertura. Il programma, però, non mi sembra granché interessante: una Miss Universo presenta un'orchestrina jazz e solo alla chiusura qualche artista giapponese, più intonato all'atmosfera. E poi non mi entusiasma l'idea di stare al chiuso di un museo, mentre i ciliegi là fuori fioriscono...
Mi incammino verso il "giardino di Washington". Il parco è pieno di bimbi che fanno volare aquiloni di tanti tipi e colori diversi. Le prime foto, con il Capitol di sfondo, non vengono molto bene. Attraverso l'immenso prato che divide il Capitol dal Washington Monument, facendo fotografie ai bambini e agli aquiloni (e a due tipi con lunghissimi capelli rasta).
Il National Mall è pieno di gente e c'è una coda lunghissima anche per entrare nella metropolitana.
Vicino al Washington Monument (che sarebbe quel gigantesco pilone circondato da bandiere a stelle e strisce e con le lucette colorate in cima) c'è un primo gruppetto di alberelli in fiore e tanta gente che ci si fa le foto. Dopo un po' di scatti continuo la passeggiata verso il Jefferson Memorial, dove, intorno al bacino artificiale ricavato nel Potomac, sono concentrati la maggior parte degli alberi.
Ovviamente, anche in questo scenario bucolico, non manca il cartello di pericolo che da queste parti non si risparmiano mai. Sull'autobus "attenzione al gradino", ovunque appena fa due gocce d'acqua "attenzione, pavimento bagnato", sulla scala mobile "attenzione, allacciatevi i lacci della scarpe", sui cibi surgelati "attenzione, togliere l'involucro prima di infornare". Come poteva mancare qui il cartello "Attenzione, rami bassi"?!

sabato 22 marzo 2008

Dupont Circle e la 17th

...dicevamo dello Steam cafe...
Consigliato soprattutto per i panini, lo Steam è gestito da Driss e Ghizlane, marocchini e appena sposati (le malelingue dicono che lui l'abbia sposata solo perché è incinta, ma chissà se hanno ragione).
Driss ha il classico sorriso da mercante arabo. Non che io abbia mai visto il sorriso di un mercante arabo, solo che immagino che il "classico sorriso del mercante arabo" sia qualcosa di molto simile a quello di Driss. Lui sta dietro il bancone e da lì accoglie i clienti e prende le ordinazioni.
Da quando ci sono entrato la prima volta e ho chiesto dell'acqua a temperatura ambiente tiene sempre qualche bottiglia fuori dal frigo. Se n'è ricordato anche l'altro giorno, dopo mesi che non ci andavo... Così come non manca mai di salutare in italiano: "Ciao! Ci vediamo domani!".
Allo steam lavora David. Lui è algerino e l'italiano lo parla bene. Ad essere precisi parla napoletano. Ha vissuto una decina d'anni in Italia, e ne approfitta sempre per farsi una chiacchierata, perché era tanto che non aveva l'occasione di parlare italiano.
David vive ad Alexandria con la famiglia dello zio e ci mette circa un'ora ogni giorno per andare a lavorare. La zona non gli piace però: ci sono troppi gay qui, dice. E come dargli torto? La 17th non è certamente l'ambiente di lavoro ideale per un "musulmano omofobico".
Parliamo di uno dei luoghi simbolo del "gay pride". Siamo in una delle zone in cui i primi locali gay cominciarono ad aprire negli anni Settanta, fra i primi negli Stati Uniti (e, immagino, al Mondo). La Dupont Circle area fu recuperata e rivitalizzata, appunto, negli anni Settanta, quando la popolarono bohémien e gay.
Sulla 17th si trovano alcuni dei più noti locali a frequentazione gay di DC. Particolarmente nota per i suoi squisiti piatti di carne è la Annie's Paramount Steak House. Ci potete andare anche se non siete omosessuali ovviamente: posso assicurare che le vostre tendenze non saranno in alcun modo intaccate e in compenso il palato vi ringrazierà.
Altro luogo da non perdere sulla 17th è Sushi Taro, da molti considerato il miglior ristorante giapponese di Washington. Non ho provato gli altri, ma questo è davvero ottimo! E a conferma di ciò è ad alta frequentazione giapponese, oltre ad avere alle pareti le foto autografate con dedica dei Clintons, dei Bush e di celebrità varie.
Per chiudere, qualche foto di Dupont Circle e della 17th.

domenica 16 marzo 2008

Washington, i proiettili e i colori della metro

Sono tornato oggi in uno dei primi posti che ho frequentato al mio arrivo qui a Washington: lo Steam cafe, un piccolo locale sulla 17th NW, all'angolo di R street.
Ci sono andato spesso durante la prima settimana qui, perché era molto vicino all'hotel dove dormivo. Il posto è accogliente: un bancone con sgabelli e la vetrina dei dolci, una decina di tavolini nella sala e ampie vetrate che si affacciano sulla 17th.
Siamo nella Dupont Circle area, una delle più "chic" di Washington. Siamo nel nord ovest di DC: certamente non si tratta di una delle zone che contribuiscono a fare della capitale una delle città americane con il più alto tasso di omicidi. 13esima nel 2005 con 35,4 omicidi ogni 100'000 abitanti, DC detiene record passati ben più alti e in alcuni anni ha conquistato il primato in questa speciale classifica.
In tempi non molto lontani Washington era una città violenta e razzista. Bill Bryson in "The lost continent" riporta i suoi ricordi di infanzia legati alla capitale, una città afosa e sporca, in cui una volta vide un uomo che era stato sparato alla testa e giaceva a terra in una pozza di sangue. Una città in cui mentre i bianchi mangiavano seduti ai tavoli, i neri ordinavano da portare via e se ne andavano a mangiare a casa, in macchina o per strada.
Certo oggi non è più così. Washington viene descritta a ragione come una città molto pulita e, soprattutto, non è poi così calda come la ricorda Bryson, i cui ricordi di infanzia sono legati esclusivamente alle vacanze estive in Agosto!
A parte questo, gli omicidi restano tanti, la disputa sulle armi da fuoco ancora all'ordine del giorno (attualmente si attende una decisione della Corte Suprema sulla decisione di DC di bandire le pistole, una decisione ragionevole che si scontra contro l'emendamento "western" che sanziona fra i diritti del cittadino americano quello di portare armi e soprattutto contro le lobby di chi le armi le produce); sono passati in fondo solo 10 anni da quando si decise di cambiare nome alla squadra di basketball per prendere le distanze dalla violenza dilagante e i "Bullets" (proiettili) diventarono i "Wizards" (maghi).
E non si può neanche dire che Washington sia una grande esempio di integrazione razziale. Provate a fare un giro in metro e vedrete come cambiano le facce e i colori e i suoni a seconda della linea su cui vi trovate e della direzione in cui andate.
Sulla linea gialla, che passa per Chinatown, ci trovate più asiatici. Sulla blu e sull'arancione, che vengono dalla Virginia, quasi tutti bianchi (che in Virginia sono il 73%, mentre in DC sono meno del 40%). Anche la rossa è a maggioranza bianca, ma qui si sente un po' di più lo spagnolo. La verde è la linea che va nel sud est della città, la zona più degradata e ancora oggi pericolosa: sulla verde i neri sono la maggioranza assoluta.
La mancanza di una vera e propria integrazione razziale nella città la si nota anche nella rarità di coppie miste: non è facile vedere un bianco mano nella mano con una nera, o un asiatico con una bianca, o un ispanico con una asiatica...
Per non parlare, poi, della divisione nella vita notturna: Georgetown bianca come le limousine che scorrazzano frotte di ragazzini "bene" da un locale all'altro; Adams Morgan giusto un po' meno bianca di Georgetown (ma soprattutto senza ragazzini in limousine, il che la rende molto più piacevole!); U Street e Chinatown nere; la Virginia bianca bianca.
Beh, sia chiaro, la divisione è in realtà meno netta di come la sto presentando qui, però in fin dei conti c'è e si fa sentire.

Ma da dove avevo iniziato?! Ah giusto, lo Steam cafe...

sabato 8 marzo 2008

Don Pizarro: "Stamo ar Medioevo, c'ha ragione mi' fijo"

Per chi se la fosse persa, direttamente da YouTube, l'ultima apparizione televisiva del grande Corrado Guzzanti.



...e qui trovate la seconda parte