giovedì 7 febbraio 2008

Back to NY / 5


Il sabato mi alzo di buon mattino. Sono stato due volte a New York e in entrambe le volte sono stato al Central Park Hostel: ma non ho ancora visto Central Park! Decido, allora, di colmare questa lacuna...
Mappa alla mano, cerco di capire da quale parte mi conviene entrare: di cose interessanti da vedere sembra ce ne siano tante, ma il parco è troppo grande per esplorarlo tutto a fondo in una sola mattinata. Central Park fu realizzato a fine Ottocento e si estende, da Nord a Sud, dalla 59th alla 110 street.
Scelgo di entrare dalla 72th West, all'altezza di Strawberry Fields, uno dei posti preferiti da John Lennon e a lui dedicato nel 1981 (il nome viene dalla canzone, Strawberry Fields Forever).
Addentrandomi nel parco arrivo a uno dei laghi, che è completamente ghiacciato. Proseguo verso sud, passando per un colorato sottopassaggio "maiolicato" e arrivo alla pista di pattinaggio su ghiaccio. Risalgo, poi, passando davanti al Central Park Zoo. Esco dopo almeno un'ora e mezzo di camminata, all'altezza della 65th street East.
Passeggiando per Central Park ogni tanto ci si rende conto che è tutto finto, innaturale... Però è certamente un bel posto, una grande oasi nel bel mezzo dei grattacieli di Manhattan. La vista dei grattacieli che sbucano in mezzo agli alberi è senz'altro spettacolare.
Anche Central Park è esattamente quello che ci si aspetta. Frotte di "runners" che passano, ognuno in tenuta da corsa e super-attrezzato, con iPod alle orecchie. Ciclisti con ogni sorta di gadget addosso o sulla bici. Passeggiatori e passeggiatrici di cani. Babbo che gioca a hockey con i figlioli... Fra chi va a fare jogging, degni di nota sono, in particolare, quelli che chiamerei gli "stroller-runner", ovvero neo-genitori che vanno a correre con il pargolo e corrono spingendo
il passeggino: ottima idea per rimettersi in forma dopo la gravidanza, no?

Uscito da Central Park mi incammino sulla 5th avenue, la celebre strada piena di negozi di ogni tipo e, soprattutto, di lussuosissimi negozi di vestiti e gioielli. Mi fermo a dare un'occhiata a un negozio di elettronica e all'NBA Store, pieno di magliette, cappellini e gadget vari, e con le immagini a grandezza naturale e i calchi delle mani di alcuni dei più grandi campioni del basketball.
Sì, "basketball" non "basket"! Perché qui si abbrevia tutto, ogni frase diventa acronimo, ogni parola si taglia il più possibile... Lo U.S. Capitol lo chiamano Cap e i Capitals (la squadra di hockey) sono ovviamente i Caps. Washington non la si chiama mai per nome, si dice D.C.! E Los Angeles è rigorosamente L.A.. Non c'è da stupirsi a sentire frasi del tipo "Lavoro nell'H.R. dell'IMF; prima stavo nel M.C. della W.B. in D.C., ma lavoravo nell'I.T." e cose simili.
Insomma, tutto si abbrevia, tutto si taglia... Ma il basket no, è basketball!
La mia passeggiata sulla 5th continua fino al Flatiron building (il Ferro da Stiro), uno dei grattacieli più strani, con la sua punta larga appena due metri per ben 87 di altezza.
Nei pressi del Flatiron incrocio una manifestazione di studenti per Obama e li seguo per un po' sperando che da qualche parte spunti il Senatore del momento.
Dopo pranzo torno in ostello a riposare un po'. Trascorro il pomeriggio bighellonando qua e là, fra Times Square e Union Square.

1 commento:

Francesca ha detto...

Ciao Marco,
ho girellato per New York insieme a te....
Grazie della compagnia
Francesca