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mercoledì 5 novembre 2008
venerdì 3 ottobre 2008
martedì 22 luglio 2008
Gli americani e la Geografia
Si dice a volte che gli americani imparano la geografia bombardando i Paesi.
Forse è per questo che, non essendoci stati di recente interventi militari a stelle e strisce in Europa occidentale, il commesso di un negozio di scarpe, quando gli dico che sono italiano, mi risponde "Ah, mi dispiace, non parlo francese... Ma vieni da vicino Parigi?".
D'altra parte, neanche al soldato McCain, veterano di guerra e candidato dei Repubblicani alle Presidenziali 2008, le idee sono ancora molto chiare. In diverse occasioni ha fatto riferimento alla Cecoslovacchia, scomparsa nel 1993. Una volta conquistata la nomination dopo le primarie ha dichiarato: "Adesso comincerò la mia campagna elettorale: visiterò tutte e 13 le colonie!".
E fin qui solo problemi di aggiornamento, giustificabili considerata la veneranda età...
Ma che dire delle preoccupazioni espresse questa mattina in un'intervista ABC a proposito del confine Iraq-Pakistan?!

giovedì 10 aprile 2008
Perché non voto / 2
Dunque, innanzitutto ci tengo a farvi notare che Beppe Grillo mi ha copiato il post di ieri! Ma roba da maaatti!!! Va bene, lo so, il mio è scritto meglio, però i contenuti sono simili.
...lasciamo stare va...
Riprendiamo piuttosto il filo del discorso. Ci sono, dicevo, ragioni più profonde di quelle che ho esposto ieri che mi portano a scegliere di non votare.
Premetto che non pretendo qui di convincere nessuno, né ambisco a una trattazione esaustiva o coerente o fondata su chissà quali teorie filosofiche o sociali.
L'idea di fondo è questa: le istanze di cambiamento che forse, un tempo, potevano essere rivolte alla politica, vanno oggi rivolte altrove. Ci si aspetta che un Governo possa cambiare l'Italia? E' un'aspettativa priva di ogni fondamento. E' una semplificazione di una realtà che è ben più complessa. Diciamo pure che è un modo di delegare all'esterno qualcosa che dipende da ognuno di noi.
Dice a un certo punto Camilleri che Berlusconi è un extraterrestre della democrazia, che non ci appartiene. Non sono d'accordo: Berlusconi è un prodotto della democrazia e ci appartiene, eccome se ci appartiene!
Lessi anni fa da qualche parte che in ogni epoca nasce un matto che vuole conquistare il Mondo, ma non in tutte le epoche questo matto viene messo a capo di una Nazione. Si parlava in questo caso di Hitler, ma la frase si può parafrasare per i giorni nostri: un Berlusconi da qualche parte c'è sempre, ma non sempre lo si fa Presidente del Consiglio.
Dobbiamo allora seriamente riflettere e chiederci se è Berlusconi ad aver imbarbarito il nostro Paese o se, invece, è il nostro Paese imbarbarito ad aver prodotto Berlusconi. Io sono convinto che causa ed effetto si confondano in questo caso, come con l'uovo e la gallina.
Allora, non è votando il meno peggio che si combatte Berlusconi. Lo si combatte riappropriandosi di una cultura che non abbiamo più, di un'etica che abbiamo dimenticato e che, anche quando ce la ricordiamo in teoria, non applichiamo in pratica.
E' giusto chiedere all'amico consigliere comunale di annullare una multa? No... però se la multa l'hanno fatta a me...
E' giusto chiedere all'amico medico o infermiere di fare la TAC prima dei tempi previsti dalle liste d'attesa? No... però se la TAC la devo fare io...
E' giusto chiedere all'amico professore di "dare una mano" al figlio per gli esami? No... però se il figlio è il mio...
E' giusto chiedere la raccomandazione per il concorso? No... però la chiedono tutti, e sennò come si fa a passarlo?!
Viviamo di scorciatoie, di vie facili.
E' giusto creare un partito per guadagnarsi l'impunità dopo aver corrotto giudici ed essere stato colluso con la mafia? No... però...
Cosa cambia fra quello che noi facciamo in piccolo e quello che Berlusconi ha fatto in grande? La via breve per la TAC o per l'esame o per il concorso cosa ha di diverso dalla via breve per il l'impunità e per il potere?
Ecco perché non alla politica vanno rivolte le istanze di cambiamento della nostra società, ma a noi stessi, al nostro modo di pensare e agire nella vita di tutti i giorni.
Non pensiamo che, con una X sul simbolo giusto, possiamo davvero cambiare le cose. Smettiamo di pensare che non dipende da noi: tutto dipende da ognuno di noi! Comportiamoci "eticamente", rinunciamo a ciò che non possiamo avere perché non ci spetta, rivendichiamo ciò che non abbiamo anche se ci spetta.
Portiamo l'unico cambiamento che davvero possiamo portare, quello di noi stessi e delle nostre azioni. Il resto verrà dopo e non avremo bisogno di delegare la "rivoluzione" al politico di turno.
...lasciamo stare va...
Riprendiamo piuttosto il filo del discorso. Ci sono, dicevo, ragioni più profonde di quelle che ho esposto ieri che mi portano a scegliere di non votare.
Premetto che non pretendo qui di convincere nessuno, né ambisco a una trattazione esaustiva o coerente o fondata su chissà quali teorie filosofiche o sociali.
L'idea di fondo è questa: le istanze di cambiamento che forse, un tempo, potevano essere rivolte alla politica, vanno oggi rivolte altrove. Ci si aspetta che un Governo possa cambiare l'Italia? E' un'aspettativa priva di ogni fondamento. E' una semplificazione di una realtà che è ben più complessa. Diciamo pure che è un modo di delegare all'esterno qualcosa che dipende da ognuno di noi.
Dice a un certo punto Camilleri che Berlusconi è un extraterrestre della democrazia, che non ci appartiene. Non sono d'accordo: Berlusconi è un prodotto della democrazia e ci appartiene, eccome se ci appartiene!
Lessi anni fa da qualche parte che in ogni epoca nasce un matto che vuole conquistare il Mondo, ma non in tutte le epoche questo matto viene messo a capo di una Nazione. Si parlava in questo caso di Hitler, ma la frase si può parafrasare per i giorni nostri: un Berlusconi da qualche parte c'è sempre, ma non sempre lo si fa Presidente del Consiglio.
Dobbiamo allora seriamente riflettere e chiederci se è Berlusconi ad aver imbarbarito il nostro Paese o se, invece, è il nostro Paese imbarbarito ad aver prodotto Berlusconi. Io sono convinto che causa ed effetto si confondano in questo caso, come con l'uovo e la gallina.
Allora, non è votando il meno peggio che si combatte Berlusconi. Lo si combatte riappropriandosi di una cultura che non abbiamo più, di un'etica che abbiamo dimenticato e che, anche quando ce la ricordiamo in teoria, non applichiamo in pratica.
E' giusto chiedere all'amico consigliere comunale di annullare una multa? No... però se la multa l'hanno fatta a me...
E' giusto chiedere all'amico medico o infermiere di fare la TAC prima dei tempi previsti dalle liste d'attesa? No... però se la TAC la devo fare io...
E' giusto chiedere all'amico professore di "dare una mano" al figlio per gli esami? No... però se il figlio è il mio...
E' giusto chiedere la raccomandazione per il concorso? No... però la chiedono tutti, e sennò come si fa a passarlo?!
Viviamo di scorciatoie, di vie facili.
E' giusto creare un partito per guadagnarsi l'impunità dopo aver corrotto giudici ed essere stato colluso con la mafia? No... però...
Cosa cambia fra quello che noi facciamo in piccolo e quello che Berlusconi ha fatto in grande? La via breve per la TAC o per l'esame o per il concorso cosa ha di diverso dalla via breve per il l'impunità e per il potere?
Ecco perché non alla politica vanno rivolte le istanze di cambiamento della nostra società, ma a noi stessi, al nostro modo di pensare e agire nella vita di tutti i giorni.
Non pensiamo che, con una X sul simbolo giusto, possiamo davvero cambiare le cose. Smettiamo di pensare che non dipende da noi: tutto dipende da ognuno di noi! Comportiamoci "eticamente", rinunciamo a ciò che non possiamo avere perché non ci spetta, rivendichiamo ciò che non abbiamo anche se ci spetta.
Portiamo l'unico cambiamento che davvero possiamo portare, quello di noi stessi e delle nostre azioni. Il resto verrà dopo e non avremo bisogno di delegare la "rivoluzione" al politico di turno.
Perché non voto / 1
Sono molto indeciso sul "se" scrivere questo post... A dire il vero anche il "come" non mi è molto chiaro. Scriverò di getto, come sempre, pensando solo alla parola che viene dopo quella appena scritta. Forse alla fine del post, rileggendomi, mi sarà anche più chiaro il mio pensiero.
Domenica si vota e di questo un po' tutti credo siate a conoscenza.
Domenica io non voto. E anche questo non sorprenderà chi mi conosce, o comunque frequenta questo blog, e sa che mi trovo dall'altra parte dell'Oceano Atlantico e che sarebbe un po' dispendioso raggiungere il mio seggio elettorale.
Anche se mi trovassi in Italia non voterei comunque. Non è che mi aspetti una dichiarazione di Veltroni o Berlusconi in proposito. Neanche aspiro a un appello di qualcuno dei vari altri candidatucoli che cercano di ritagliarsi un titoletto sui giornali facendosi lanciare uova nelle piazze o riaffermando con eleganza il loro no alle avance del Cavaliere.
Come dicevo all'inizio, scrivo questo post soprattutto per riordinare le idee.
Ci tengo innanzitutto a precisare che la mia scelta non ha niente a che fare con Grillo e col Grillismo. Con tutta la simpatia per il blogger genovese e pur condividendo tante delle sue battaglie e avendo firmato per il V-Day ecc., le posizioni di Grillo e soprattutto la sua più recente deriva populista mi allontanano da lui. E mai avrei votato per una delle sue liste con bollino, in cui sono certo che avrei letto i soliti nomi riciclati di gente che, dai Social Forum ai Girotondi, non si è perso neanche uno dei movimenti nati e morti negli ultimi dieci anni.
Chi negli ultimi giorni mi ha reso ancora più determinato in questa scelta è stato il buon Andrea Camilleri, insieme al Pancho Pardi, leader dei Girotondi e ora capolista dell'Italia dei Valori per il Senato in Toscana. Due personaggi per cui nutro stima e, nel caso di Camilleri, di cui sono accanito lettore e ammiratore.
In due video proposti on line dalla rivista Micromega i due rivolgono accorati appelli agli astensionisti di sinistra. Il contenuto, ridotto all'osso, è: se non votiamo PD, vince Berlusconi!
Un'argomentazione forte senza dubbio! Io Berlusconi e la sua banda al Governo non ce li voglio, per carità. Ma perché, allora, mi convinco ancora di più che, anche se potessi, non andrei a votare?
Nell'arco della mia intera "vita politica" Berlusconi è stata una costante fissa, sempre presente. Ho seguito la prima campagna elettorale nel 1994 e da allora in poi questo Belzebù della politica italiana non è mai mancato. Ha vinto contro Occhetto, ha perso contro Prodi, ha vinto contro Rutelli, ha riperso contro Prodi... Sempre presente!
Ho raggiunto l'eta' per votare nel 1998. Sono trascorsi ormai ben 10 anni: 10 anni a votare coalizioni traballanti o candidati impresentabili (Rutelli, ma come ho fatto a votare Rutelli?!). Dieci anni a votare "perchè altrimenti vince Berlusconi".
Sono ormai fermamente convinto che Berlusconi e questa sinistra si sorreggano a vicenda. Berlusconi c'è perché a questa sinistra fa comodo. Berlusconi è l'unica ragione per votare questa sinistra. Non ce ne sono altre.
Di promesse di cambiamento del nostro Paese da parte di questa sinistra ne abbiamo avute tante e si sono sempre perse per strada.
"Yes, we can" dice il buon Walter. A parte il fatto che, come dicono da queste parti, poteva pure fare un piccolo sforzo e inventarsi uno slogan suo. Ma a parte questo, perché non dire piuttosto "avremmo potuto"? Nel 1996 "avremmo potuto... ma Bertinotti"; nel 2007 "avremmo potuto... ma Mastella". Questa sinistra è un continuo arrancare, non ha un'idea in testa, manca di una guida, di un riferimento. Fosse almeno in grado di contrastare il ripugnante nano di Arcore si avrebbe forse motivo di votarla. Ma non è così!
Scrisse tanti anni fa Curzio Maltese che il progetto di Berlusconi era fare il Presidente della Repubblica. Questa minaccia incombente la ripete oggi Flores D'Arcais nell'intervista a Camilleri di cui sopra. Sarebbe, dice e ha ragione, una vergogna irreparabile per il nostro Paese.
A cosa è servito, allora, “turarsi il naso” per tutti questi anni, se la minaccia non è cambiata e, anzi, si representa con sempre maggior forza?
Non viene il sospetto che, se proprio vogliamo contrastare Berlusconi, forse non è più il caso di affidarsi a chi, in 10 anni, non è riuscito neanche a scalfirlo? A chi, anzi, è riuscito a resuscitarlo quando sembrava morto? A chi non ha modificato neanche una delle tante leggi ad personam contro cui durante gli anni di opposizione si era fatto finta di indignarsi e che, in campagna elettorale, ci si era impegnati a spazzar via?
Penso sia abbastanza per oggi e ora bisogna che mi rimetta al lavoro. Ma le argomentazioni non finiscono qui... Mancano, anzi, le ragioni forse più profonde di questa scelta.
Domenica si vota e di questo un po' tutti credo siate a conoscenza.
Domenica io non voto. E anche questo non sorprenderà chi mi conosce, o comunque frequenta questo blog, e sa che mi trovo dall'altra parte dell'Oceano Atlantico e che sarebbe un po' dispendioso raggiungere il mio seggio elettorale.
Anche se mi trovassi in Italia non voterei comunque. Non è che mi aspetti una dichiarazione di Veltroni o Berlusconi in proposito. Neanche aspiro a un appello di qualcuno dei vari altri candidatucoli che cercano di ritagliarsi un titoletto sui giornali facendosi lanciare uova nelle piazze o riaffermando con eleganza il loro no alle avance del Cavaliere.
Come dicevo all'inizio, scrivo questo post soprattutto per riordinare le idee.
Ci tengo innanzitutto a precisare che la mia scelta non ha niente a che fare con Grillo e col Grillismo. Con tutta la simpatia per il blogger genovese e pur condividendo tante delle sue battaglie e avendo firmato per il V-Day ecc., le posizioni di Grillo e soprattutto la sua più recente deriva populista mi allontanano da lui. E mai avrei votato per una delle sue liste con bollino, in cui sono certo che avrei letto i soliti nomi riciclati di gente che, dai Social Forum ai Girotondi, non si è perso neanche uno dei movimenti nati e morti negli ultimi dieci anni.
Chi negli ultimi giorni mi ha reso ancora più determinato in questa scelta è stato il buon Andrea Camilleri, insieme al Pancho Pardi, leader dei Girotondi e ora capolista dell'Italia dei Valori per il Senato in Toscana. Due personaggi per cui nutro stima e, nel caso di Camilleri, di cui sono accanito lettore e ammiratore.
In due video proposti on line dalla rivista Micromega i due rivolgono accorati appelli agli astensionisti di sinistra. Il contenuto, ridotto all'osso, è: se non votiamo PD, vince Berlusconi!
Un'argomentazione forte senza dubbio! Io Berlusconi e la sua banda al Governo non ce li voglio, per carità. Ma perché, allora, mi convinco ancora di più che, anche se potessi, non andrei a votare?
Nell'arco della mia intera "vita politica" Berlusconi è stata una costante fissa, sempre presente. Ho seguito la prima campagna elettorale nel 1994 e da allora in poi questo Belzebù della politica italiana non è mai mancato. Ha vinto contro Occhetto, ha perso contro Prodi, ha vinto contro Rutelli, ha riperso contro Prodi... Sempre presente!
Ho raggiunto l'eta' per votare nel 1998. Sono trascorsi ormai ben 10 anni: 10 anni a votare coalizioni traballanti o candidati impresentabili (Rutelli, ma come ho fatto a votare Rutelli?!). Dieci anni a votare "perchè altrimenti vince Berlusconi".
Sono ormai fermamente convinto che Berlusconi e questa sinistra si sorreggano a vicenda. Berlusconi c'è perché a questa sinistra fa comodo. Berlusconi è l'unica ragione per votare questa sinistra. Non ce ne sono altre.
Di promesse di cambiamento del nostro Paese da parte di questa sinistra ne abbiamo avute tante e si sono sempre perse per strada.
"Yes, we can" dice il buon Walter. A parte il fatto che, come dicono da queste parti, poteva pure fare un piccolo sforzo e inventarsi uno slogan suo. Ma a parte questo, perché non dire piuttosto "avremmo potuto"? Nel 1996 "avremmo potuto... ma Bertinotti"; nel 2007 "avremmo potuto... ma Mastella". Questa sinistra è un continuo arrancare, non ha un'idea in testa, manca di una guida, di un riferimento. Fosse almeno in grado di contrastare il ripugnante nano di Arcore si avrebbe forse motivo di votarla. Ma non è così!
Scrisse tanti anni fa Curzio Maltese che il progetto di Berlusconi era fare il Presidente della Repubblica. Questa minaccia incombente la ripete oggi Flores D'Arcais nell'intervista a Camilleri di cui sopra. Sarebbe, dice e ha ragione, una vergogna irreparabile per il nostro Paese.
A cosa è servito, allora, “turarsi il naso” per tutti questi anni, se la minaccia non è cambiata e, anzi, si representa con sempre maggior forza?
Non viene il sospetto che, se proprio vogliamo contrastare Berlusconi, forse non è più il caso di affidarsi a chi, in 10 anni, non è riuscito neanche a scalfirlo? A chi, anzi, è riuscito a resuscitarlo quando sembrava morto? A chi non ha modificato neanche una delle tante leggi ad personam contro cui durante gli anni di opposizione si era fatto finta di indignarsi e che, in campagna elettorale, ci si era impegnati a spazzar via?
Penso sia abbastanza per oggi e ora bisogna che mi rimetta al lavoro. Ma le argomentazioni non finiscono qui... Mancano, anzi, le ragioni forse più profonde di questa scelta.
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