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venerdì 6 novembre 2009

Sindrome di Stendhal

Io c'ero, e posso ora dire di sapere cosa provò Stendhal a Firenze. Quando uscivo in "stato confusionale" dal Madison Square Garden a New York, era senza dubbio la sua sindrome ad aver colpito.

giovedì 5 marzo 2009

How y'all doin'?


Incoronata capitale mondiale della musica dal vivo, città al Mondo con la più alta percentuale pro capite di musica live, città "alternativa", meta di autostoppisti e hippies. Questa è Austin, capitale del Texas, dove la gente per strada ti saluta e negli autobus ti parla e quanto ci si incontra ci si dice cose strane tipo "hey, how y'all doin'?" o "hi y'all!".
Insomma, un posto da vedere e vivere, da South Congress Ave con i suoi caffè e il Continental Club e i negozi di stivali da cowboy, all'imponente sede del Cogresso in "stile Washington". Dal barbecue di "Iron Works" alla mitica serata di "Chicken Shit Bingo" del Ginny's Little Longhorn Saloon.

Qualche foto sperando di rendere almeno un po' l'atmosfera...

giovedì 26 giugno 2008

New Orleans / 7

Il "French Market" non è esattamente quello che mi aspettavo. Invaso da bancarelle cinesi e souvenir, è difficile trovare qualcosa di locale. E' comunque piacevole passeggiarci, mentre ci si rinfresca con una "snowball" (quella che Lecce si chiama " 'rattata ", ghiaccio tritato con sciroppi a piacere) dai 100° F umidi di New Orleans.
Compro un disco firmato "Preservation Hall" e un kazoo da una delle poche bancarelle interessanti. Prendo anche qualcosa da un hippy, che ha magliette, vestiti, bandane con colori psichedelici e fa braccialetti con pietre e perline.

Caratteristiche di New Orleans sono le cosiddette "streetcar", i vecchi tram che sono ancora uno dei mezzi principali per muoversi nella città. Ne prendo una per andare al "Bayou Boogaloo Jazz Festival". In molti mi hanno consigliato i "Soul Rebels", che suonano alle 19. Ci sono tre palchi, è pieno di gente di tutti i colori e le età. Si balla, si beve, si mangia, si ascolta la musica seduti sul prato. Colpisce l'eterogeneità della platea e soprattutto la presenza di persone anziane che sembrano faticare a ogni passo, ma non volerne sapere di perdere l'occasione di un nuovo concerto. C'è una bella atmosfera e mi viene voglia di tornare per l'altro festival, il più noto, leggendario, "Jazz Fest".

Nel libro di Walker avevo letto di "Donna's", un locale ai confini del French Quarter. Ci ho passato l'ultima sera in città. Forse è stato il momento in cui più ho sentito "il jazz". Non è tanto l'esecuzione in sè, ma l'atmosfera, il rapporto che questi musicisti creano col pubblico, o meglio direi la fusione fra pubblico e musicisti. Gli urletti di incitamento che ogni tanto si alzano nel locale durante un assolo fanno parte dell'assolo, fanno musica anch'essi. E così gli "yes indeed!" del batterista, nonchè leader del gruppo che sta suonando.
Prendo una Heineken e mentre la sorseggio chiacchiero con il tizio che raccoglie i soldi all'entrata. E' un DJ della radio locale, WWOZ 90.7 FM, anche questa leggendaria, con cui mi sono svegliato tutte le mattine grazie alla radiosveglia in albergo. Gli dico che sono arrivato da Donna's grazie al libro di Walker e mi stupisce sapere che lui non sappia di questo libro, dove si parla del posto in cui lavora.
Mi chiede se suono e da dove vengo. A Washington o a New York mi chiedono di solito da dove vengo e cosa faccio, qui la prima domanda è se suono e poi da dove vengo e, forse, dopo, anche che faccio... Mi chiede anche se in Italia c'è il jazz, gli dico che c'è, è anche abbastanza popolare. Però, dico, ad esempio nella mia città c'è un solo locale dove si suona jazz. Mi guarda come se gli avessi detto "sai, da dove vengo io la gente muore di fame e spesso è costretta al cannibalismo per sopravvivere". Abbandona lo sguardo pieno di compassione quando gli dico che da qualche parte in Italia c'è anche un grande festival di jazz a cui partecipano nomi importanti ogni anno, si fa scrivere su un biglietto il nome del festival e si ripromette di andare a cercarlo su Internet.

Se andate a New Orleans vi raccomanderanno certamente il "Muffuletta Sandwich" della Central Grocery. Il posto è un negozio di alimentari, come quelli che c'erano in Italia fino a una decina di anni fa o poco più e che ora stanno scomparendo inghiottiti dalle grandi catene. In più rispetto al nostro negozio di alimentari ha il posto per sedersi a mangiare. Questo famoso muffuletta sandwich pare sia una cosa italiana e, in effetti, ne ha la aspetto e anche il sapore. E' un pane bianco, imbottito con salame, mortadella e sottoli. Squisito!
Ma un'altra cosa da non perdere, seppur meno nota, è il "Ferdi's Special" di "Mother's". Trattasi di un panino gigante con dentro il "miglior prosciutto al forno al Mondo". Lo scopro gironzolando nei dintorni dell'hotel, e devo dire che è decisamente degno di nota. In più Mother's è fuori dagli itinerari turistici ed è frequentato soprattutto da gente del posto. E' una di quelle bettole in cui non si bada ai dettagli o al contorno, ma si va alla sostanza e i sapori non si risparmiano.

martedì 3 giugno 2008

Vaughan's Lounge - New Orleans / 3



Arrivato in albergo sistemo le mie cose nella stanza e mi preparo per uscire.
Fra le cose che mi hanno segnalato c'è una serata di jazz che si tiene tutti i giovedì in un locale e non voglio perdermela.
Mi incammino. L'hotel è vicino al French Quarter, il centro storico di New Orleans. Ammetto di essere inizialmente un po' inquieto: sono già le 10 di sera, alcune strade sono buie e i tanti avvertimenti di fare attenzione in qualche modo mi influenzano, così come il giornale pieno di notizie su sparatorie e morti ammazzati. In realtà la cosa peggiore che mi capita è un tizio che mi si avvicina e mi dice qualcosa sulle mie scarpe. Non sarà l'unica volta, il giorno successivo un altro mi dice "so dove hai preso quelle scarpe"... Non capisco il senso e vado avanti.
Mi dirigo verso Bourbon Street, la strada famosa per i locali e per le perline che si lanciano dai balconi. Il lancio delle perline nasce dal Carnevale, durante il quale i carri che sfilano distribuiscono collanine luccicanti alle persone per la strada. Oggi però le si lancia praticamente ogni sera dai balconi di Bourbon Street, dove schiere di uomini più o meno giovani affittano balconi e comprano decine di collane da dare alle ragazze che passando per la strada mostrano le loro grazie per ottenere l'ambito premio. Anche il fenomeno contrario non manca a dire il vero, ma insomma, l'importante è riempirsi di collane, bere e far casino su Bourbon Street.
Quando finisce il tratto dei locali prendo un taxi e vado verso il Bywater, una zona adiacente al French Quarter, dove si trova il Vaughan's Lounge. Un postaccio, che a guardarlo da fuori non ci sarebbe nessuna ragione per pagare ben 10$ solo per entrare, e anche dentro niente di più di un bancone, muri "sgarrupati" e qualche tavolino. "It's all about jazz!", ciò che lo rende speciale è la musica, sono i tre musicisti neri e soprattutto quello che suona la tromba e fa ballare la compagnia. E quelli che proprio sono fermi almeno tamburellano con le dita sulla bottiglia di birra o battono il piede per terra.
C'è il juke box coi cd e un vecchio distributore di sigarette, di quelli che bisogna tirare la leva per far scendere il pacchetto. E c'è una copia del Times Picayune per terra, a ricordare, se ce ne fosse bisogno, che siamo a New Orleans, nella città dove il jazz è nato.

martedì 13 maggio 2008

A forza di essere vento

L'Italia ha finalmente raggiunto la pacificazione nazionale. Non più odii di partito, ma una sana rivalità, confronto democratico di posizioni diverse.
Il capo dell'opposizione telefona al capo della maggioranza per dirgli "complimenti, hai vinto"; il capo del governo telefona al capo dell'opposizione... Finalmente si dice basta alle demonizzazioni dell'avversario. E se un giornalista osa ricordare le frequentazioni mafiose della seconda carica dello Stato, lo scandalo e' che il giornalista le ricordi, non che il Presidente del Senato sia andato a braccetto coi boss. E in questa nuova Italia pacificata i cori a difesa del Presidente del Senato si alzano, prima ancora che dalla maggioranza, dalla stessa "opposizione": questo si' che e' un Paese civile!

Alta espressione di civiltà, d'altra parte, e' offerta anche a Napoli. Una città sommersa dai rifiuti, abbandonata a se stessa da una classe politica corrotta e/o incapace, afflitta dalla violenza della camorra. Una città che a tutto questo finalmente reagisce e si ribella, lanciando pietre e molotov contro i campi ROM.

lunedì 11 febbraio 2008

Back to NY / 6


Ultimo giorno a NY. L'autobus di ritorno parte alle due meno un quarto.
E' domenica... e la domenica si va a messa! Prendo subito la metro, senza neanche fare colazione, per andare ad Harlem. Ho letto sulla mia guida di una chiesa famosa per i cori gospel: la Abyssinian Baptist Church (foto).
Appena sbarcato ad Harlem vedo un nero che porta, avvolta nel cellophane della lavanderia, una tunica colorata, di un rosso lucido, di quelle tipiche dei cori gospel: sono nel posto giusto!
Nonostante il sole, fa un freddo assurdo e tira vento. Non c'è molta gente per strada, ma i pochi passanti hanno un fare amichevole. Noto la frequenza insolita delle parrucchierie, una ogni dieci metri e tutte piene!
Mi dirigo verso la chiesa. Gironzolo un po' intorno, faccio qualche foto alla facciata. Cerco di capire se è possibile entrare. Sulla strada che costeggia la chiesa c'è una piccola bancarella con quadri e bigiotteria. Girato l'angolo un gruppo di turisti e un'altra bancarella, che vende dischi.
Un nero un po' attempato, cappotto lungo, cappello con falde e occhiali da sole, balla al ritmo del bel soul che viene dallo stereo sul tavolino su cui sono appoggiati i cd. Prendo tre cd che mi faccio consigliare dal venditore.
Torno all'ingresso della chiesa e chiedo se si può entrare. Il ragazzo alla porta mi dice che la fila è dietro l'angolo: quella che pensavo fosse una comitiva di turisti era la fila per entrare in chiesa!
Mi metto in coda, la funzione inizia fra circa tre quarti d'ora. Dopo mezz'ora di attesa la coda copre la lunghezza dell'intero isolato e continua dietro l'angolo per almeno altri 15-20 metri!
Stupide guide turistiche! Ti fanno credere che stai per fare una cosa originale, che stai andando a vedere una cosa per pochi intenditori e poi ti ritrovi con decine di altre persone che fanno la stessa cosa. Nell'attesa prendo un altro cd: me lo vende una signora che sta lì per conto della chiesa a tenere la fila in ordine e a vendere cd, dvd e cartoline.
Mi godo anche il passaggio di qualche gruppo di anziane donnone nere, che tutte impellicciate e con la piuma sul cappello se ne vanno a messa o chissà dove.
La sensazione di star facendo qualcosa "di massa" mi fa passare la voglia entrare. In più non sento più le mani dal freddo e, fatto un rapido calcolo, una volta entrato non potrei seguire più di dieci minuti di messa considerato che devo tornare in ostello a prendere le mie cose e poi andare a prendere il pullman.
Decido di andare: la prossima volta a New York cercherò un altra chiesa in cui andare a sentire i gospel e di cui non ci sia ancora traccia nelle guide turistiche.
Passo dall'ostello a prendere lo zaino e poi vado verso Times Square. Ho giusto il tempo per una fetta di cheese cake alla ciliegia prima di ripartire verso Washington.