Il "French Market" non è esattamente quello che mi aspettavo. Invaso da bancarelle cinesi e souvenir, è difficile trovare qualcosa di locale. E' comunque piacevole passeggiarci, mentre ci si rinfresca con una "snowball" (quella che Lecce si chiama " 'rattata ", ghiaccio tritato con sciroppi a piacere) dai 100° F umidi di New Orleans.
Compro un disco firmato "Preservation Hall" e un kazoo da una delle poche bancarelle interessanti. Prendo anche qualcosa da un hippy, che ha magliette, vestiti, bandane con colori psichedelici e fa braccialetti con pietre e perline.
Caratteristiche di New Orleans sono le cosiddette "streetcar", i vecchi tram che sono ancora uno dei mezzi principali per muoversi nella città. Ne prendo una per andare al "Bayou Boogaloo Jazz Festival". In molti mi hanno consigliato i "Soul Rebels", che suonano alle 19. Ci sono tre palchi, è pieno di gente di tutti i colori e le età. Si balla, si beve, si mangia, si ascolta la musica seduti sul prato. Colpisce l'eterogeneità della platea e soprattutto la presenza di persone anziane che sembrano faticare a ogni passo, ma non volerne sapere di perdere l'occasione di un nuovo concerto. C'è una bella atmosfera e mi viene voglia di tornare per l'altro festival, il più noto, leggendario, "Jazz Fest".
Nel libro di Walker avevo letto di "Donna's", un locale ai confini del French Quarter. Ci ho passato l'ultima sera in città. Forse è stato il momento in cui più ho sentito "il jazz". Non è tanto l'esecuzione in sè, ma l'atmosfera, il rapporto che questi musicisti creano col pubblico, o meglio direi la fusione fra pubblico e musicisti. Gli urletti di incitamento che ogni tanto si alzano nel locale durante un assolo fanno parte dell'assolo, fanno musica anch'essi. E così gli "yes indeed!" del batterista, nonchè leader del gruppo che sta suonando.
Prendo una Heineken e mentre la sorseggio chiacchiero con il tizio che raccoglie i soldi all'entrata. E' un DJ della radio locale, WWOZ 90.7 FM, anche questa leggendaria, con cui mi sono svegliato tutte le mattine grazie alla radiosveglia in albergo. Gli dico che sono arrivato da Donna's grazie al libro di Walker e mi stupisce sapere che lui non sappia di questo libro, dove si parla del posto in cui lavora.
Mi chiede se suono e da dove vengo. A Washington o a New York mi chiedono di solito da dove vengo e cosa faccio, qui la prima domanda è se suono e poi da dove vengo e, forse, dopo, anche che faccio... Mi chiede anche se in Italia c'è il jazz, gli dico che c'è, è anche abbastanza popolare. Però, dico, ad esempio nella mia città c'è un solo locale dove si suona jazz. Mi guarda come se gli avessi detto "sai, da dove vengo io la gente muore di fame e spesso è costretta al cannibalismo per sopravvivere". Abbandona lo sguardo pieno di compassione quando gli dico che da qualche parte in Italia c'è anche un grande festival di jazz a cui partecipano nomi importanti ogni anno, si fa scrivere su un biglietto il nome del festival e si ripromette di andare a cercarlo su Internet.
Se andate a New Orleans vi raccomanderanno certamente il "Muffuletta Sandwich" della Central Grocery. Il posto è un negozio di alimentari, come quelli che c'erano in Italia fino a una decina di anni fa o poco più e che ora stanno scomparendo inghiottiti dalle grandi catene. In più rispetto al nostro negozio di alimentari ha il posto per sedersi a mangiare. Questo famoso muffuletta sandwich pare sia una cosa italiana e, in effetti, ne ha la aspetto e anche il sapore. E' un pane bianco, imbottito con salame, mortadella e sottoli. Squisito!
Ma un'altra cosa da non perdere, seppur meno nota, è il "Ferdi's Special" di "Mother's". Trattasi di un panino gigante con dentro il "miglior prosciutto al forno al Mondo". Lo scopro gironzolando nei dintorni dell'hotel, e devo dire che è decisamente degno di nota. In più Mother's è fuori dagli itinerari turistici ed è frequentato soprattutto da gente del posto. E' una di quelle bettole in cui non si bada ai dettagli o al contorno, ma si va alla sostanza e i sapori non si risparmiano.
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giovedì 26 giugno 2008
martedì 3 giugno 2008
Vaughan's Lounge - New Orleans / 3
Arrivato in albergo sistemo le mie cose nella stanza e mi preparo per uscire.
Fra le cose che mi hanno segnalato c'è una serata di jazz che si tiene tutti i giovedì in un locale e non voglio perdermela.
Mi incammino. L'hotel è vicino al French Quarter, il centro storico di New Orleans. Ammetto di essere inizialmente un po' inquieto: sono già le 10 di sera, alcune strade sono buie e i tanti avvertimenti di fare attenzione in qualche modo mi influenzano, così come il giornale pieno di notizie su sparatorie e morti ammazzati. In realtà la cosa peggiore che mi capita è un tizio che mi si avvicina e mi dice qualcosa sulle mie scarpe. Non sarà l'unica volta, il giorno successivo un altro mi dice "so dove hai preso quelle scarpe"... Non capisco il senso e vado avanti.
Mi dirigo verso Bourbon Street, la strada famosa per i locali e per le perline che si lanciano dai balconi. Il lancio delle perline nasce dal Carnevale, durante il quale i carri che sfilano distribuiscono collanine luccicanti alle persone per la strada. Oggi però le si lancia praticamente ogni sera dai balconi di Bourbon Street, dove schiere di uomini più o meno giovani affittano balconi e comprano decine di collane da dare alle ragazze che passando per la strada mostrano le loro grazie per ottenere l'ambito premio. Anche il fenomeno contrario non manca a dire il vero, ma insomma, l'importante è riempirsi di collane, bere e far casino su Bourbon Street.
Quando finisce il tratto dei locali prendo un taxi e vado verso il Bywater, una zona adiacente al French Quarter, dove si trova il Vaughan's Lounge. Un postaccio, che a guardarlo da fuori non ci sarebbe nessuna ragione per pagare ben 10$ solo per entrare, e anche dentro niente di più di un bancone, muri "sgarrupati" e qualche tavolino. "It's all about jazz!", ciò che lo rende speciale è la musica, sono i tre musicisti neri e soprattutto quello che suona la tromba e fa ballare la compagnia. E quelli che proprio sono fermi almeno tamburellano con le dita sulla bottiglia di birra o battono il piede per terra.
C'è il juke box coi cd e un vecchio distributore di sigarette, di quelli che bisogna tirare la leva per far scendere il pacchetto. E c'è una copia del Times Picayune per terra, a ricordare, se ce ne fosse bisogno, che siamo a New Orleans, nella città dove il jazz è nato.
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